CUORE GRANDE: IN MOTO PER AIUTARE I BAMBINI DI KIEV!
Cari amici motociclisti e non,come state? Io benone. Mi chiamo Dario e con una buona parte di voi già ci conosciamo. Per questo motivo salterò la presentazione e inizierò direttamente a illustrarvi un mio progetto. Come alcuni di voi sanno, sono un grande appassionato di mototurismo nonostante possessore di una Hornet 900, moto non proprio adatta ai viaggi di lunga percorrenza!Sono alcuni anni che organizzo viaggi in giro per l’Europa e l’Africa durante le vacanze estive ed invernali, quasi sempre in compagnia della mia inseparabile moto e cercando di unire all’aspetto vacanziero dei viaggi, un aspetto umanitario. Circa un anno e mezzo fa vi ho contattato per chiedere di partecipare all’iniziativa “Cuore Grande: Pisa – Dakar…con una naked!”. Ho raggiunto con la mia Honda Hornet 900 il villaggio di Ngrarigne, un piccolo paese a circa 100 km a sud di Dakar, dove ho consegnato alcuni gadgets donati dalle Società sponsors (cappellini, matite, penne, palloncini, ecc.) (http://www.aiutareibambini.it/). Inoltre, con il ricavato dell’iniziativa è stato possibile costruire una sala mensa nella scuola elementare del villaggio (Il racconto e alcune foto sono pubblicate sui siti indicati affianco.
Con questa email desidero informarvi di una mia nuova iniziativa che da mesi sto pianificando. Il prossimo 1 agosto inizierò un viaggio in moto che ho intitolato: Cuore Grande: in moto per aiutare i bambini di Kiev!”. L’obiettivo finale è quello di donare ai bambini orfani dell’istituto di Bucha, una piccola cittadina agricola della provincia di Irpin, a nord-ovest di Kiev, i gadgets delle società sponsors e raccogliere fondi per il progetto. Il viaggio proseguirà alla volta di Mosca e San Pietroburgo. Tornerò in “Europa Occidentale” attraverso Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, ecc.Il progetto stavolta è effettuato in collaborazione con l’associazione umanitaria “Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini” di Mezzano di S. Giuliano Milanese (Mi) (sito internet: http://www.aibi.it/ ) che ha un progetto di assistenza nell’infrastruttura ucraina. La Fondazione “aiutare i bambini Onlus”, con la quale avevo collaborato per il progetto “africano”, ha terminato lo scorso anno l’unico progetto di assistenza in Ucraina.
Con la presente email, vi chiedo di sponsorizzare il progetto, consegnando dei piccoli gadgets (matite, penne, cappellini, ecc) o aderendo alla raccolta fondi.La mia idea è quella di rendere il più possibile pubblico il mio progetto, evidenziando l’aspetto umanitario. Desidero precisare che i fondi, che danno diritto anche a benefici fiscali, potranno essere versati direttamente sul conto corrente bancario o postale dell’associazione da parte degli sponsors e di tutte le persone interessate all’iniziativa, menzionando nella causale del versamento “In moto per i bimbi di Kiev”, senza quindi alcuna consegna di denaro al sottoscritto.Tutti i fondi versati con questa causale andranno a finanziare il progetto nell’infrastruttura ucraina (non mi piace chiamarlo “orfanotrofio”!).
Al mio arrivo a Bucha organizzerò una cerimonia simbolica di consegna del ricavato e consegnerò i piccoli doni ai bambini. Per questo motivo ho creato anche un volantino che allego alla presente e una brochure dell’associazione riguardante il progetto nel suo complesso.Il raid e la cerimonia di consegna del ricavato saranno documentati e oggetto di articolo su diversi siti internet dove saranno menzionate le Società che avranno aderito all’iniziativa umanitaria. L’associazione umanitaria si è resa anche disponibile a dedicare un’intera pagina del sito internet all’esperienza del viaggio ed a creare dei link di collegamento ai siti delle società sponsor del progetto nonché contattare alcuni loro amici giornalisti per rendere più visibile l’iniziativa.Mi auguro in una vostra massiccia adesione!Comunico, qui di seguito, il mio indirizzo email e recapito telefonico in modo da potermi contattare per qualsiasi informazione: Rollo Dario Email: dariorollo77@libero.it
A presto…un lampeggio a tutti! ...................Dario
A presto…un lampeggio a tutti! ...................Dario
Pisa-Istanbul..atraverso i Balcani..fino alla fine dell'Occidente!
Migliaia di chilometri fino alla porta d’Oriente attraversando i Paesi della ex Jugoslavia dove sono ancora tangibili gli spaventosi effetti della guerra.
Durante le fredde serate di inverno, chiusi a casa, si inizia a fantasticare su luoghi da visitare e strade da percorrere con l’inseparabile motocicletta all’arrivo della bella stagione. Si inizia a programmare, trovare informazioni, chiedere cataloghi alle agenzie turistiche. Ebbene anch’io agli inizi di gennaio ho iniziato a pianificare un viaggio “must”, cioè quello a Capo Nord! Ad un mese dalla partenza, dopo aver organizzato tutto, ho cambiato idea. Ho deciso di attraversare i Balcani sino ad arrivare ad Istanbul e tornare in Italia dalla Grecia imbarcandomi ad Igoumenitsa.
Anche quest’anno sto per iniziare un viaggio in moto lungo e faticoso, ma sono entusiasta di questa esperienza che sto per fare... è come se fosse per me la prima volta!
Dopo aver caricato borsa da serbatoio, baule rigido posteriore e zaino sul seggiolino passeggero, inizia il mio lungo viaggio. Parto da casa che fa tanto caldo! Seguo le indicazioni sulla SS 1 “Aurelia” direzione Viareggio – Massa e continuo per Sarzana, poi Aulla – Pontremoli sulla SS 62. Dopo 140 km sono sul Passo della Cisa. Proseguo sulla SS 62 fino a Fornovo di Taro e lì giro a sinistra per Noceto. Da quel punto seguo più le indicazioni stradali che la cartina (...non ho imparato tanto in topografia durante i miei studi!). Arrivato all’incrocio sulla SS 9 “Emilia”, imbocco direzione Fidenza e poi a destra per Busseto (visita alla casa di G. Verdi). Dopo 250 km arrivo a Cremona dagli zii. E’ la sera di ITALIA – Ucraina 3-0! Il viaggio inizia bene!
Cremona, una bella e tranquilla cittadina lombarda. Da visitare il Duomo, il museo Stradivari (famosissimo per i violini), salire sul Torrazzo e assaggiare il Torrone!
Parto sulla SS 10 direzione Mantova. Continuo sulla Statale direzione Padova. A Monselice prendo la SS 16 e poi l’autostrada direzione Venezia. Esco sulla tangenziale di Mestre. Di nuovo autostrada A4 direzione Trieste. Prima di uscire, mi fermo in autogrill per una piccola sosta e mangiare un panino (preparato dalla zia Pina che ringrazio!). Conosco 2 ragazzi che con i loro GS 1150 “full optional” stanno andando in Romania a fare off road. Riparto e dopo una mezz’ora, seguendo le indicazioni per il confine, entro in territorio sloveno dalla frontiera di Kozina. Con due colpi di gas lo attraverso e arrivo alla frontiera di Pasjak. Sono in Croazia: le coste frastagliatissime della Dalmazia fronteggiate da una miriade di isole grandi e piccole, fiumi, laghi, cascate, vegetazione rigogliosa e un mare meraviglioso mi aspettano! Accanto alla natura, i tesori artistici, segni dei popoli che vi sono insediati nel corso dei secoli, fra i quali emerge l’eredità culturale di Venezia e dell’impero asburgico. Continuo in direzione Opatija su SS 8 e poi per Rijeca. Arrivati in centro cerco un ufficio informazioni del turismo. Prendo una cartina della città e mi dirigo subito a trovare alloggio per la notte. L’Ostello della gioventù è un bel palazzo, vicino al centro, pulitissimo e il personale è molto gentile. L’unico inconveniente è che non c’è la possibilità di parcheggiare la moto all’interno, bisogna lasciarla in strada (OMLADINSKI HOSTEL – YOUTH HOSTEL RJIECA, Setaliste XIII. Divizije 23, tel: 051/406420 fax 051/406421, http://www.hfhs.hr/, rijeca@hfhs.hr. Letto in una stanza da 4 più tessera ostello colazione inclusa: 141 KN circa 20€). Da visitare a Fiume: il Convento domenicano di S. Girolamo, ex Palazzo del Municipio e Colonna dello stendardo, la Cattedrale di S. Vito, le rovine del castrum tardo antico, la Torre civica, l’Arco romano, ovvero la Porta vecchia, il museo marittimo e storico e quello dell’arte moderna e contemporanea.
Dopo una abbondante colazione parto sulla E65 “Magistrale Adriatica” direzione Zadar. Il paesaggio è magnifico. Il mare è leggermente increspato dato che la giornata è alquanto ventosa. A dir la verità fa anche freddo, infatti sono costretto a fare una sosta e indossare il sotto della tuta. Proseguo il mio viaggio e, dopo aver fatto rifornimento, scambiato qualche battuta con due coppie di motociclisti bergamaschi in giro per la Croazia, subito dopo il paese di Stanigrad Paklenica, una pattuglia della polizia mi ferma. Scambio due chiacchiere con il poliziotto che subito la situazione si fa seria. Mi chiama Mr. Dario e poi mi comunica in inglese che deve farmi un verbale per eccesso di velocità. Sono 500 KN (circa 70€) di multa! Se già al terzo giorno di viaggio inizio in questo modo, cosa succederà fino ad Istanbul? Rispondo di non avere quella somma di denaro a portata di mano e chiedo se è possibile chiudere un occhio. Il mio viaggio è ancora lunghissimo. Loro non ne vogliono sapere, ma dopo aver discusso non poco mi lasciano andare (il trucco c’è e non è quello di dare una mazzetta!). Saluto e ringrazio e dico a me stesso: “fortunato stavolta, ma fai attenzione in futuro!”. Supero Zadar, non dopo aver fatto una brevissima sosta. Una città sorta su uno stretto promontorio e quasi interamente circondata dalle acque. La città vecchia è visitabile solo a piedi, e questo fatto senza dubbio attira i turisti che amano ammirare in silenzio i suoi tesori artistici. Oltre alle vestigia romane (avanzi delle mura e di tre porte, il foro lastricato, circondato da portici con colonne e fiancheggiato da una basilica e dal Capitolium) notevoli sono la chiesa di San Donato, le chiese altomedievali di San Pietro e San Lorenzo e quella romanica di San Crisogono con pregevoli affreschi. La cattedrale di Sant’Anastasia conserva preziose opere pittoriche.
Dopo una guida divertente sulla E65 tra Biograd e Pakistane mi fermo su una bellissima spiagetta a fare un bagno rigenerante in un mare limpidissimo. Riprendo la corsa e dopo 40 km arrivo a Sibenik. Sono di passaggio, non ho tempo di visitare come si deve la città, mi concedo solo una rapida camminata per il centro storico che si apre in una delle più belle piazze della Dalmazia. Su di essa si affacciano da un lato la cattedrale gotica-rinascimentale di San Giacomo che conserva antichi arredi e sculture, e dall’altro la Loggia, ex municipio, a testimoniare i poteri religioso e civile. Il tutto è dominato dalla fortezza di Sant’Anna. Completo la visita del centro storico percorrendo le strade sulle quali prospettano pregevoli edifici borghesi e nobiliari in stile veneziano. Riprendo la mia compagna di viaggio e continuo sulla statale direzione Split incontrando panorami mozzafiato. Prestare attenzione in Croazia perché all’uscita delle città vi sono sempre e solo indicazioni per le autostrade (a pagamento!) e mai le strade statali, bellissime, piene di curve e…gratuite! Altri 60 km e arrivo a Trogir, una piccola località che conserva intatte le caratteristiche del borgo medievale. Da visitare il duomo di San Lorenzo che domina la piazza principale, il palazzo Cippico, l’imponente castello del Camerlengo ed il variopinto mercato presso la Porta di Terra. Ancora 25 km e sono a Split/Spalato. Fu l’imperatore Diocleziano a far costruire il palazzo dove si sarebbe ritirato dopo la sua abdicazione. Da buon soldato, egli volle che la sua dimora fosse costruita in base al rigido schema dell’accampamento romano. Il complesso occupava una superficie di 30.000 metri quadrati, ed era circondato per tre lati da una muraglia di 18 metri d’altezza e due di spessore, rinforzata da torri quadrate e ottagonali, mentre il lato meridionale si affacciava direttamente sul mare Adriatico. All’interno di questo imponente recinto si trovano, oltre al palazzo dell’imperatore, il tempio dedicato a Giove, le terme, il mausoleo dell’imperatore e altri edifici. Nei secoli il complesso perse le sue caratteristiche originarie. Il mausoleo divenne una cattedrale, il tempio di giove un battistero. Furono costruite chiese e palazzi dallo stile paleocroato al romanico, dal gotico fiorito al rinascimentale e al barocco. Oggi il centro è uno dei luoghi che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Decido di non fermarmi perché l’ho visitata altre volte, ma se non l’avete mai vista, allora sostare la notte diventa obbligatorio!
Continuo la mia guida sulla litoranea in un avvicendarsi di stupendi scenari fatti di enormi rocce a sinistra e un mare cristallino a destra che sprigiona un profumo di freschezza. La strada costiera mi fa scivolare verso Makarska, nota cittadina turistica (può essere definita: “La Rimini della Croazia”!). Arrivato sulla strada che porta in centro, incontro tantissime persone che mostrano cartelli con scritto: Apartmani o Sobe. Affittano stanze presso le proprie abitazioni. Mi fermo a chiedere se hanno una stanza per la notte, ma mi accorgo ben presto che è difficile trovare qualcuno che è disposto ad affittare una stanza per una persona per una notte. I prezzi, per chi accetta, variano da 20 a 40€. Un pochino troppo solo per una stanza! Ad un semaforo vedo una signora che ha in mano un cartello. Le chiedo se ha una camera per la notte. Dopo aver contrattato il prezzo (più ci si spinge ad est e più bisogna farlo!) la seguo fino a casa (Becca Mila – Slikoma Gojoko 36). Una stanza singola con 2 letti e il bagno (2mq!!) in comune con altre 3 stanze senza colazione: 100KN circa 14€, il miglior prezzo che ho trovato e soprattutto è stata l’unica persona disposta a darmi una stanza per una notte. Vado in centro. Il lungomare è pieno di turisti e nella pineta lungo la spiaggia ci sono tantissimi locali e venditori ambulanti. L’atmosfera è veramente carina. Si nota subito di essere in un posto turistico. Incontro al porticciolo le 2 coppie di motociclisti bergamaschi con cui avevo chiacchierato la mattina al distributore. Stanno aspettando il traghetto per Sumartin. Ceno con una pizza, una coca cola e un tiramisù (45KN circa 6,30) poi faccio un altro giro in centro e vado a dormire. Domani mi aspetta un bella giornata e ho voglia di fare una sosta a Mostar.
Faccio colazione in un bar del centro con un gelato dalle dimensioni immense e un caffè (32KN circa 5€) per poi riprendere il viaggio. Sono in un tratto che è tra i più belli di tutta la costiera da percorrere in moto. Intorno alle 12.00 sono alla frontiera di Metkovic. Avrei potuto continuare dritto per circa 100 km lungo la E65, una strada dove le scogliere scoscese si fanno emozionanti e sarei arrivato a Dubrovnik che è senz’altro una cittadina da visitare. La città ha un bellissimo centro storico con delle superbe mura, magnifiche chiese e panorami, ma avendola visitata diverse volte, decido di dirigermi direttamente alla frontiera. Sono in Bosnia Erzegovina, dove iniziano a vedersi i segni della cultura musulmana, mescolati a quelli della fede cattolica. Mi fermo qualche istante a Mostar. Sosto tra le rovine di palazzi distrutti durante la guerra, ma il centro completamente restaurato è molto animato, pieno di turisti e il famoso ponte Stari Most è stato ricostruito. Riprendo la strada E73 direzione Sarajevo. Guido in mezzo alle montagne della Erzegovina, costeggio il fiume Neretva, attraverso paesi quali Jablanica e Konjic. I segni della guerra sono evidentissimi: case completamente distrutte, palazzi ancora scheggiati dallo scoppio delle granate, decine e decine di cimiteri nel centro dei piccoli paesi. Il cielo nero di nuvole che non fanno ben sperare mi suggerisce di indossare la tuta antipioggia. Arrivo a Sarajevo sotto una pioggia fastidiosissima. Non so perché, ma sono emozionantissimo! Chiamo alcuni amici conosciuti durante la mia lunga permanenza in questa bellissima città. Ogni volta che metto piede a Sarajevo comincio a pensare alle sofferenze di tutte quelle persone che hanno vissuto per 4 anni sotto un continuo bombardamento. Ricordo ancora le immagini catastrofiche che si vedevano nei telegiornali. Purtroppo il tempo passa e gli uomini dimenticano facilmente non imparando molto dalle sofferenze altrui e provocano altri orrori.
Riesco a trovare una stanza dietro lo stadio Kosevo. E’ in collina. Otto notti al prezzo di 100 KM circa 50€. Condivido l’appartamento con Elvis, un ragazzo bosniaco che frequenta la Facoltà di veterinaria presso l’Università di Sarajevo. Mi accorgo che la lampadina degli anabbaglianti è fulminata. La trovo facilmente in un negozio di ricambi.
Per arrivare in centro città basta seguire la via principale (chiamata ai tempi della guerra: “via dei cecchini”. Era sempre vuota perché molto difficile da percorrere senza che un cecchino posizionato sugli alti palazzi o sulle colline circostanti non facesse fuoco). Questa via finisce alla biblioteca nazionale tra chiese cattoliche ed ortodosse, moschee e una sinagoga. Il centro storico (Bascarsija) è un suk musulmano. Molto caratteristico per i piccoli negozi di artigianato (lavorazione del rame e del legno) e gli infiniti forni dove mangiare “burek” (pasta sfoglia salata con carne), “cevapi” (polpettine di carne con pane azzimo e cipolla bianca cruda) e krompirusa (stessa pasta sfoglia del burek ma con patate). Il centro è sempre affollato dalla mattina fino a tarda notte. La gente di Sarajevo ha voglia di stare fuori, incontrarsi, dimenticare gli orrori della guerra e recuperare forse quel tempo perduto. Incontrerete durante la visita della città delle macchie rosse sulle strade e sui marciapiedi. Indicano dove sono esplose granate che hanno provocato vittime!
Monte Igman e Bjelasnica: Dal centro città seguire indicazioni Ilidza poi sulla E73 direzione Mostar. Appena usciti dalla città di Sarajevo, dopo 15 km, all’incrocio semaforico, svoltare a sinistra per Hadzici – Igman. Proseguire dritto e si sale lungo la bella strada sul monte Igman, protagonista delle olimpiadi invernali Sarajevo 1984 e purtroppo anche dell’assedio della città da parte dei Serbi.
Attenzione: non abbandonare mai la striscia di asfalto soprattutto nelle zone di montagna intorno alla città in quanto ancora sono presenti migliaia di mine.
09/07/2006: Sarajevo: finale Coppa del Mondo – Guardo la partita insieme ad altri italiani che lavorano presso l’ambasciata italiana di Sarajevo seduto in un bar di fronte al teatro comunale. Alla fine…è festa!
Saluto Elvis, consegno le chiavi al padrone di casa che mi augura buon viaggio (sreta put) e mi dirigo alla mia solita panetteria (pekara) dove acquisto qualche dolce (che sarà la mia colazione come è successo negli ultimi 7 giorni!) e qualche panino (per pranzo!). Esco dalla città e dopo pochissimi chilometri ecco entrare in Repubblica Srpska dove regna l’alfabeto cirillico.
Dopo appena 18 km dall’uscita di Sarajevo piego in direzione Romanija. Giunto a Podromanija seguo per Sokolac. Il paesaggio è meraviglioso, l’asfalto non è male, il terreno è leggermente montuoso, pieno di curve ed è una gioia guidare. Attenzione però, gli automobilisti e soprattutto i camionisti hanno l’abitudine di sorpassare in prossimità delle curve. Mi sono trovato più volte macchine in controsenso che avevano occupato la mia corsia! Arrivato a Vaslenica svolto a destra per il confine. Nell’abitato di Milici vedo l’indicazione di Srebenica, il mio cuore si “blocca”. Mi dice di andare a visitare quel posto diventato tristemente famoso per uno dei più tremendi e brutali eccidi della storia! La strada diventa sempre più sconnessa, fino a quando, l’asfalto lascia spazio a terra rossa e poi ghiaia. Penso di essermi perso! Fortuna che ci sono tantissimi poliziotti lungo la via. Oggi c’è una cerimonia di sepoltura di 505 vittime della guerra trovate in fosse comuni durante alcuni scavi. Arrivo in una cittadina silenziosa, completamente distrutta e quasi del tutto abbandonata: Srebenica. Cerco di immaginare che tragedia sia stata durante la guerra. Si stima che ci siano state circa 10.000 vittime in quel villaggio, ma ogni giorno si scoprono altre fosse comuni! Superato “l’abitato” di Srebenica, mi dirigo verso Bratunac. Purtroppo non si può passare perché è in corso la cerimonia di sepoltura delle vittime in un cimitero che riempe un’intera collina. Ci sono centinaia di pullman e macchine, migliaia di persone tra cui anche alcune autorità (Avv. Carla Del Ponte).
Un poliziotto mi fa passare da dentro il parcheggio dei VIP così sbuco dall’altra parte della strada e posso continuare il mio viaggio. Arrivato a Bratunac, al primo incrocio semaforico piego a sinistra e dopo altri 28 km a destra sulla SS19 (ci sono le indicazioni per Belgrado…anche se è scritto in cirillico!)
Continuo dritto fino a Zvornik. Faccio una sosta a fare rifornimento carburante e mangiare del burek. Riprendo il viaggio e supero Razluk e Sepak ed ecco spuntare la frontiera. Devo eliminare davanti ai poliziotti la foto ricordo fatta pochi istanti prima, così mi timbrano il passaporto e mi lasciano passare. Attraverso un lungo ponte ed eccomi alla frontiera serba. La polizia di frontiera mi fa aspettare sotto un sole cocente e dopo un accurato controllo (numero del telaio della moto) finalmente posso passare. Svolto immediatamente a sinistra verso Loznica – Sabac, attraverso villaggi che mi portano indietro nel tempo (50 anni fa!). Sono deserti. Ma dove saranno tutti? Case fatiscenti, carretti trainati da muli o cavalli, piccoli e vecchi trattori. Al mio passaggio, quelle poche persone ferme ai bar o sull’uscio di casa mi guardano come se fossi un marziano. In effetti, non ho trovato neanche un motociclista straniero sino ad ora e le poche “moto locali” sono un pochino retrodatate! La strada è percorribile ma non a elevate velocità. Vi è la presenza di diverse buche e breccia. Le macchine che vedo parcheggiate sui viali sono quelle tipiche dell’Europa dell’est, quelle, ad intenderci, del vecchio blocco sovietico. Fa caldo! Percorro la S19 e arrivo a Sabac. Continuo in direzione Obrenovac – Belgrado. E’ un viaggio nel passato! Avrei potuto prendere l’autostrada, ma non si arriva fino qui per dare gas alla motocicletta e perdere così quegli odori della terra e quei magnifici paesaggi della vita quotidiana delle persone della Serbia popolare. Costeggio il fiume Sava e dopo 85 km eccomi a Belgrado.
Mi da subito l’impressione di una città molto viva. Arrivo in centro e fortunatamente un passante che parla italiano si avvicina e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Dopo avermi spiegato la strada, un motociclista del posto (Mijan), con la sua moto si offre di accompagnarmi fino all’ostello. Il primo ostello è pieno, così il proprietario mi indica lo Sleepwell Hostel - Zmaj Jovina, n. 7, in pieno centro in una zona pedonale. La stanza è composta da tre letti, è pulita e c’è in comune una sala tv, cucina, bagno e la possibilità di utilizzare internet (2 notti: 2200 Dinari circa 26€).
La sera esco con Mijan ed altri amici. Andiamo in Strahinjca Bana St., un quartiere pieno di locali notturni e bella gente e poi in disco ai battelli (Park prijateljstva). A notte fonda sono a letto..che stanchezza! La vita notturna merita un’uscita, non importa quale giorno della settimana. C’è sempre gente, anche se il venerdì e sabato sono i giorni più pieni.
Belgrado è una città moderna ed europea. Kalamegdan, sopra il centro antico, è il forte cittadino teatro delle passeggiate dei belgradesi. Stari Grad è la parte più antica dove visitare i musei, in particolare il museo nazionale. Una passeggiata lungo Knez Mihailova fino alla piazza della Repubblica, poi quella Terazije e da lì iniziano 2 grosse strade: Kralja Milana dove sorgono il Parlamento della Repubblica Serba, il municipio, il palazzo presidenziale e centinaia di negozi e Bulevar Kralja Aleksandra per ammirare il Parlamento Federale, la chiesa di St. Mark e la piazza Nikole Pasica.
Dopo aver sistemato i bagagli parto seguendo il Boulevard Oslobodenja direzione Nis. Entro in autostrada A1-E75. Viaggio tranquillo, l’asfalto è ottimo. Ci sono tante indicazioni per diversi monasteri, ma decido di arrivare al più presto a Sofia. Arrivato a Nis imbocco la E80 che si snoda lungo il fiume Nisavana. E’ un disastro! Ci sono infiniti lavori al manto stradale che è stato completamente assente. Mangio tanta polvere sollevata da decine di tir e devo anche fare carburante. Mi fermo ad una specie di piazzola dove incontro una coppia (Alessandro e Vania) di Monastier (Treviso) che stanno andando in Grecia con la loro Drag Star 650 caricata come un mulo. Decidiamo di proseguire insieme. Neanche il tempo di inserire la marcia più alta che inizia a piovere sempre più forte. Indossiamo la tuta antipioggia e ripartiamo sotto l’acqua. Io continuo a preoccuparmi per il carburante. Macino chilometri ma di stazioni di servizio neanche l’ombra. All’improvviso vedo un cartello che indica “fuel – 7km”. Le strade con Ale e Vania si dividono, ma non per molto. Percorro una via disastrosa. Prendo tante buche ma spero di non rompere nulla, altrimenti son problemi! Faccio benzina e arrivo al centro di Pirot. Trovo una paninoteca dove consumo il mio pranzo (un panino molto buono con una specie di frittata alle verdure e una coca). Riprendo la corsa e dopo neanche 30 km sono in frontiera. Nel frattempo avevo rimosso e poi indossato nuovamente l’antipioggia. Questo tempo che cambia all’improvviso!
Attraverso con la moto una buca piena di liquido disinfettante. In frontiera bulgara mi controllano il passaporto, registrano il mezzo sul loro data base e successivamente avviene il controllo doganale. Mi lasciano passare senza alcun problema. Appena fuori dalla frontiera incontro nuovamente i miei “amici di viaggio” (Ale e Vania). Continuiamo insieme fino a Sofia. Le strade sono “rattoppate”, si trovano immensi crateri all’improvviso: fare attenzione!
Arrivo a Sofia. La prima impressione è quella di una brutta città. Palazzoni fatiscenti, strade rovinate, venditori ambulanti sui marciapiedi a vendere poche mercanzie. Percorro Europa Boulevard e arrivo in centro. Trovo un ufficio informazioni turistiche e chiedo una cartina della città. Mi reco in un ostello che avevo trovato su internet durante la pianificazione del viaggio. (TS Hostel – Tzar Simeon str. 63 – traversa di Maria Lousia blvd.- posto letto in stanza da quattro con bagno in comune sul piano 9€ a notte). Parcheggio la moto all’interno del palazzo (la reception è aperta 24 ore su 24, quindi la moto è al sicuro!) e dopo aver fatto una bella doccia esco e percorro boulevard Maria Luisa fino a Vitosha Blvd. Sono in centro. C’è una nettissima differenza tra il centro città e la periferia. Torno in ostello che sono, al mio orologio, le 23,30. Mi accorgerò il giorno seguente che avrei dovuto spostare la lancetta un’ora in avanti!
Sofia ha delle origini antichissime e una storia tormentata. Ora è una città moderna, vivace e ha un’intensa vita culturale. Da visitare la cattedrale Alexander Nevsky che fu costruita in onore dello Zar russo Alexander II “lo Zar liberatore” che liberò la Bulgaria dalla dominazione turca. L’architetto russo Pomerantsev costruì la cattedrale in un tipico stile neo-bizantino, stile che era molto di moda nella Russia del 19° secolo. I marmi posti all’entrata provengono da Siena e Massa. Il centro della parte est è dominato oltre che dalla cattedrale, dalla Statua di Sofia alta 24 metri eretta nel gennaio 2001, ma anche dai palazzi governativi in stile stalinista (il Parlamento, il Palazzo dei Ministri, la Presidenza e la Banca Nazionale). Una visita obbligatoria alla chiesa Boyana, uno dei più significativi monumenti storici della capitale bulgara datata 13° secolo e dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Una visita la merita anche la chiesa russa di St. Nikolai, quella di St. Petka Samardzhiiska, St. Sofia e St. George e per i patiti di calcio una passeggiata nel parco Borisova Gradina dove vi sono il nuovo e il vecchio stadio dello Levski Sofia.
Sofia è piena di erotic bars, discoteche e servizi escort…non si sa mai!
Saluto il personale dell’ostello (fino ad ora tutte le persone che ho incontrato sono state sempre gentilissime e hanno voluto parlare del mio viaggio in moto) e mi dirigo in centro a scattare le ultime foto e poi lungo Tsarigradsko Shosse Blvd seguo le indicazioni che mi portano sulla A1 verso Plovdiv. Mi fermo in periferia e trovo una panetteria. Tutti mi guardano stupiti. Compro diversi dolci e tipi di pane e riparto ma devo trovare un ufficio postale per inviare le cartoline. A Plovdiv finisce “l’autostrada”. Continuo sulla E85. Anche qui, come in Serbia, trovo sulle strade decine e decine di carretti trainati da muli e cavalli. Attraverso paesi dove l’unico centro di ritrovo per la gente del luogo è un vecchio bar sulla strada principale (ed unica!). Arrivo a Svilengrad, ultimo paese prima della frontiera con la Turchia. Riesco a trovare, con molta fatica, un ufficio postale e compro i francobolli che mi costano di più rispetto al prezzo stampato... sarà che forse sono straniero?! Pochi chilometri ancora e sono alla frontiera. Nessun problema per quella bulgara mentre in quella turca i controlli dei documenti, l’apposizione del visto (10€), la registrazione del mezzo sul passaporto mi fanno perdere più di un’ora. E poi, è il giorno dopo la sentenza di “Moggiopoli” e tutti i poliziotti turchi mi chiedono della Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio. Conoscono benissimo il nostro calcio. Chissà cosa avranno pensato alla sentenza di 2° grado?! “I soliti italiani!” Meno male che ci salviamo con la Nazionale Campione del Mondo.
Uscito dalla frontiera prendo la magnifica autostrada a tre corsie E8 direzione Edirne. Non si vede alcuna macchina e neanche un distributore di benzina. Consiglio di fare rifornimento in Bulgaria per due motivi: assenza di distributori in autostrada fino a Istanbul, la benzina costa molto meno che in Turchia! Sono emozionantissimo. Sto per arrivare alla mia agognata meta, quella immaginata da mesi, sognata durante le notti prima della partenza, sospirata durante i momenti di stanchezza e difficoltà.
Inizia a piovere. Indosso la tuta antipioggia. Più mi avvicino a Istanbul, più il traffico si fa intenso sino a quando a circa 30 km dalla metropoli il traffico si fa spaventoso. Sorpassi da destra, sinistra, cambi di direzione improvvisi senza l’utilizzo delle frecce, soste a bordo strada, infinite strombazzate di clacson…
Avevo letto della guida un pochino spericolata dei turchi! Allora ho deciso anch’io di adeguarmi alla situazione mettendo in pratica le mie capacità di guida apprese nel sud Italia. Mi son trovato benissimo e a chi si lamenta della guida dei turchi dico: “che tornasse ad una scuola guida, ma non in un paesetto al confine svizzero!”.
Comincio a pensare che sarà molto difficile arrivare in centro. Non so assolutamente niente e soprattutto non ho neanche una cartina della città. Chiedo informazioni ad alcune persone ferme a bordo strada e mi danno indicazioni in turco, a me incomprensibili, per raggiungere la moschea blu. Consiglio di chiedere più informazioni per lo stessa destinazione. Le indicazioni cambiano da persona a persona!
Riesco a raggiungere il centro di Sultanahmed. Trovo un ufficio turistico e mi faccio dare una mappa della città. Vado subito alla ricerca di un ostello. Alle spalle della Moschea Blu vi è via Akbiyik che è piena di ostelli e alberghi molto economici. Sono in mezzo alla strada che si fanno incontro diverse persone che mi dicono di entrare nel loro ostello. Contratto il prezzo e il posto letto è trovato (Sydney Hostel – Akbiyik Cad. Cankurtaran Mah. 42 – Sultanahmet – tel. +90 212 518 66 71. I prezzi non sono fissi. Devono essere contrattati. Posto letto in stanza da 8 colazione inclusa: il prezzo varia da 7 a 10 € a secondo della bravura del cliente).
Il tempo di fare una doccia, sistemare i bagagli e sono subito a fare un giro per il centro. Visito la moschea Sultanahmet chiamata moschea Blu, situata vicinissimo all’ostello, la basilica di Santa Sofia e il parco intorno al palazzo Topkapi, da dove si osserva un magnifico panorama della città, del Bosforo con un andirivieni continuo di petroliere e navi mercantili, del Corno d’Oro e del ponte che collega i due continenti: Europa ed Asia!
Un piede in Asia e l’altro in Europa, Istanbul è situata a cavallo di due continenti. Nel cuore della città, lo stretto del Bosforo riunisce il Mar Nero, il Mar di Marmara ed il Corno d’Oro.
Avendo solo due giorni per la visita della città, decido di fare un tour organizzato della durata di 10 ore (pranzo incluso). Alle 9 sono davanti l’agenzia turistica dove conosco i miei amici di giornata: una coppia canadese. Siamo solo in tre. Pochi minuti e arriva la nostra guida. Saliamo su un pulmino con aria condizionata (ci voleva!) e andiamo a visitare il palazzo di Dolmabahce costruito nella metà del XIX secolo dal sultano Abdulmecit I, che si estende lungo la riva europea del Bosforo. L’immensa sala ricevimenti con le sue 56 colonne ed il suo enorme lampadario di 4 tonnellate e mezza con 750 luci, affascina sempre i visitatori. Continuiamo nel centro di Galatasaray dove visitiamo l’hotel Imperial famoso in quanto i passeggeri dell’Orient Express facevano sosta proprio qui. La stanza n. 224 era quella di Agatha Christie. La visita continua alla torre di Galata, costruzione genovese del 1348, che si eleva a 62 m. dal suolo. Dall’alto, il panorama sul Corno d’Oro ed il Bosforo è straordinario. A piedi ci dirigiamo nel quartiere di Beyoglu dove visitiamo il Cicek-Pasaji, una bella galleria piena di ristoranti dove fermarsi a gustare le specialità gastronomiche, soprattutto quelle di pesce accompagnate da un “raki”, liquore forte ed aromatizzato all’anice. E’ tempo di pranzare così torniamo verso l’agenzia dove mangiamo in un ristorantino familiare. Zuppa, carne, insalata e infine il solito thè.
Riprende il tour sempre a bordo del pulmino verso le Mura che si estendono su 7 km, dal mar di Marmara al Corno d’Oro. Queste mura erette durante il regno dell’imperatore Teodosio II (V sec.), sono state restaurate parecchie volte e fanno parte del patrimonio culturale mondiale censito dall’UNESCO. Arriviamo alla moschea di Eyup, che si trova all’esterno delle mura della città vecchia, vicino al Corno d’Oro, nel posto ove si suppone che Eyup, il porta – stendardi del profeta Maometto, sia stato ucciso durante l’assalto di Istanbul nel 670. Prima moschea costruita dopo la conquista ottomana della città, è un luogo di pellegrinaggio venerato e frequentato da numerosissimi fedeli che sperano che i loro desideri vengano esauditi. Nelle vicinanze, in cima alla collina, vi è il caffè Pier Loti che è un posto meraviglioso per godere della tranquillità di questi luoghi. Prendiamo la cabinovia che ci porta dalla cima della collina sulla riva del Corno d’Oro dove ci imbarchiamo su un piccolo battello. Ha inizio la nostra indimenticabile “crociera”. In un soggiorno ad Istanbul è “obbligatorio” fare un’escursione sul Bosforo, questo stretto sinuoso che separa l’Europa dall’Asia. Le sue rive offrono un miscuglio di passato e di presente, di splendore grandioso e di bellezze naturali. E’ impressionante vedere la città “dall’acqua”! Gli alberghi moderni si elevano accanto agli Yali (ville di legno in riva al mare), i palazzi di marmo bianco accanto alle rudi fortezze di pietra, le abitazioni eleganti accanto ai piccoli villaggi di pescatori, ed in mezzo a tutto si vedono spuntare gli infiniti minareti. Passiamo sotto il ponte del Bosforo, uno dei più grandi ponti sospesi del mondo. E’ emozionante! La nostra traghettata lungo la costa asiatica e quella europea è al termine. Una giornata davvero interessante. Ceno presso il Margherite Restaurant di Muzaffer Dede (Akbiyik Cad 42/1 – Sultanahmet) che si trova sotto l’ostello. Muzzafer, Victor per gli amici, è un ragazzo appassionatissimo di moto e vorrebbe fare un viaggio fino in Svizzera attraversando anche lui i Balcani come ho fatto io. Abbiamo parlato tutta la sera su come organizzare il viaggio, cosa portarsi dietro, dove trovare le informazioni sui documenti necessari, ecc. bevendo thè e fumando il narghilè. Le sensazioni che si provano in questi momenti sono quelli di libertà, di amicizia e di solidarietà. E mia madre che mi chiedeva prima del viaggio: “Perché fai sempre questi lunghi viaggi da solo?” Io le ho risposto: “Io ho bisogno di vedere il mondo, non solo una parte, ho bisogno di incontrare nuove persone, diverse da noi, con le quali confrontarmi, scambiare opinioni. Non preoccuparti, non sarò mai solo”. Sono le serate come queste, belle ed indimenticabili, che ti fanno apprezzare il viaggio e ti fanno dimenticare le tante difficoltà.
Faccio colazione a base di pomodori, cetrioli, uova lesse e pane e poi inizio il mio tour con l’aiuto della mappa. Entro nel palazzo Topkapi che sorge su un promontorio ove confluiscono il Bosforo, il Corno d’Oro ed il Mar di Marmara. E’ un labirinto di costruzioni ed era il centro del potere dell’Impero Ottomano tra il XV ed il XIX secolo. In questo ricco ambiente i sultani e le loro corti vivevano e governavano. Il primo cortile racchiude un magico giardino boscoso. Sulla destra del secondo cortile, ombreggiate da cipressi e platani, le cucine del Palazzo custodiscono oggi le collezioni imperiali di cristallo, d’argento e di porcellane cinesi. Sulla sinistra l’Harem, quartiere separato delle mogli, delle concubine e dei figli del sultano. Il terzo cortile contiene la Sala d’Udienza, la Biblioteca di Ahmet III, una esposizione di costumi imperiali dei Sultani e delle loro famiglie, i famosi gioielli del Tesoro ed una inestimabile collezione di miniature di manoscritti medievali. In questo “Santo dei Santi”, il padiglione del Mantello Sacro conserva le reliquie del Profeta Maometto, riportate ad Istanbul quando gli Ottomani assunsero il califfato dell’Islam.
La visita continua oltre che a Santa Sofia e alla moschea Blu, alla moschea imperiale di Fatih, costruita tra il 1463 e 1470 e che porta il nome del conquistatore ottomano di Istanbul: Fatih Sultan Mehmet, di cui custodisce il mausoleo. Si erge su un’altra collina della città. Mi dirigo ad un’altra moschea, quella imperiale di Suleymaniye. Le cupole e i quattro minareti slanciati dominano l’orizzonte della riva ovest del Corno d’Oro. Edificata tra il 1550 e 1557 da Sinan, celebre architetto dell’età d’oro ottomana, è considerata come la più bella di tutte le moschee imperiali di Istanbul. Dopo una breve visita della torre Beyazit, alta 85 m, che è stata costruita nel 1828 da Mahmut II come torre per l’avvistamento degli incendi ed oggi si eleva sul campus dell’Università, ecco finalmente entrare nel Gran Bazar di Kapali Carsi. E’ un labirinto di strade e passaggi che ospita più di 4.000 negozi, i cui nomi ricordano l’epoca ove ogni mestiere aveva il suo quartiere: via degli Orefici, via dei Mercanti di tappeti, via dei fabbricanti di papaline. Questo bazar rimane ancora oggi il centro commerciale della città vecchia, conveniente a tutte le tasche e a tutti i gusti. L’artigianato turco propone un insieme di incantevoli regali e souvenirs: celebri tappeti, splendide ceramiche dipinte a mano, oggetti di rame e di ottone, pipe di schiuma di mare e gioielli d’oro che abbagliano i passanti. Esco dal bazar che è quasi tramonto, mi fermo sulle rive del Bosforo per ammirare la luce rosseggiante che si riflette sulle finestre delle case di fronte e capisco perché gli uomini hanno scelto secoli fa questo incantevole luogo. In questi momenti Istanbul è indubbiamente una delle più splendide città del mondo.
Dopo aver salutato calorosamente gli amici conosciuti durante la mia permanenza, parto. Penso di uscire dalla città in modo molto semplice, seguendo le indicazioni per l’aeroporto, invece mi perdo nel caos del traffico e sbaglio completamente direzione. Allungo solo di 70 km! Finalmente, dopo aver chiesto conferma ad un tassista, imbocco la strada giusta. Direzione aeroporto e poi Edirne – Tekirdag – Ipsala. Nel percorrere i 100 km fino a Tekirdag vengo fermato dalla polizia ben 4 volte. Tutte le volte controllano il libretto di circolazione, il passaporto e la patente. In modo spedito arrivo in frontiera con la Grecia. Il passaggio avviene senza grossi problemi. Prendo l’autostrada E90 ed esco dopo circa 190 km ad Asprovalta dove Ale e Vania (la coppia di motociclisti conosciuta tra la Serbia e la Bulgaria) mi aspettavano. Ci incontriamo e ci raccontiamo i nostri viaggi. Ceno e pernotto da loro. Veramente gentili..grazie!
Dopo aver ricevuto le migliaia di informazioni sulla strada da seguire da parte del Sig. Angelo Vazzoler, padre di Ale, per arrivare alle Meteore, luogo che mi hanno vivamente consigliato di visitare (e avevano ragione!), accendo il motore. Prendo la S2 direzione Thessaloniki, in quanto l’autostrada è in fase di completamento, e guido ammirando un paesaggio meraviglioso lungo il lago Limni Volvi prima, e il lago Koronia poi. Arrivo all’entrata di Thessaloniki e seguo per l’autostrada E90 direzione Athina (Atene). L’autostrada è a pagamento, ma non per le moto! Anche in Bulgaria non ho dovuto comprare la “vignette”, una specie di bollino per utilizzare le autostrade. Vale solo per i motori con 4 o più ruote! (Possibile che solo in Italia una moto paga come un tir con rimorchio senza avere alcun servizio e con le strade che sono peggiori di quelle che ho percorso fino ad ora?). Arrivo a Larissa ed esco alla quarta ed ultima uscita della città. 60 km sulla E92 e sono a Trikala. Mi fermo a mangiare un panino in uno dei tanti venditori ambulanti che si trovano lungo queste strade. Non ho grossa scelta: panino con salsiccia e patatine! Continuo sulla E92 fino a Kalampaka da dove si inizia ad ammirare lo stupendo panorama delle Meteore. C’è una strada che porta in cima a queste strane montagne sulle quali, nel passato, i monaci ha costruito diversi monasteri, del tutto ristrutturati, che si affacciano a picco sulla valle. La guida è divertentissima anche se bisogna fare attenzione ai tanti bus di turisti che arrivano da ogni parte del mondo per ammirare queste bellezze naturali. Acquisto qualche souvenirs e subito riparto dando gas in modo da arrivare in serata a Igoumenitsa e cercare di imbarcarmi. La strada è sempre la E92 direzione Ionnina. E’ una strada di montagna, piena di curve e paesaggi che lasciano senza respiro. Sarebbe da fare con tranquillità, ma io non ho tempo e sono in sella alla mia motocicletta da 600km, la maggior parte su strade statali, e non so a che ora partiranno i traghetti per l’Italia. Alle 20 sono a Igoumenitsa. Un traghetto per Brindisi parte alle 24.30 perché in ritardo. Il tempo di mangiare un gelato, ripensare a questo magnifico ed indimenticabile viaggio con la mia inseparabile moto che vedo attraccare il traghetto. Mi imbarco e mi sistemo su un divano. Quando aprirò gli occhi il giorno seguente mi accorgerò di essere tornato in Italia, ma i giorni passati non sono stati un sogno… è stato tutto realtà! Dopo un’ora ero a casa dove i miei genitori mi aspettavano ansiosi! Il mio viaggio in giro per i Balcani è terminato ma non le mie vacanze che continuano per altri 8 giorni sulle magnifiche ed incantevoli spiagge del Salento prima del mio rientro “sotto la Torre”!
Un viaggio, tante emozioni, tanti sogni, tanto divertimento… insomma, un altro ricordo da custodire per sempre nel mio cuore!
Durante le fredde serate di inverno, chiusi a casa, si inizia a fantasticare su luoghi da visitare e strade da percorrere con l’inseparabile motocicletta all’arrivo della bella stagione. Si inizia a programmare, trovare informazioni, chiedere cataloghi alle agenzie turistiche. Ebbene anch’io agli inizi di gennaio ho iniziato a pianificare un viaggio “must”, cioè quello a Capo Nord! Ad un mese dalla partenza, dopo aver organizzato tutto, ho cambiato idea. Ho deciso di attraversare i Balcani sino ad arrivare ad Istanbul e tornare in Italia dalla Grecia imbarcandomi ad Igoumenitsa.
Anche quest’anno sto per iniziare un viaggio in moto lungo e faticoso, ma sono entusiasta di questa esperienza che sto per fare... è come se fosse per me la prima volta!
Dopo aver caricato borsa da serbatoio, baule rigido posteriore e zaino sul seggiolino passeggero, inizia il mio lungo viaggio. Parto da casa che fa tanto caldo! Seguo le indicazioni sulla SS 1 “Aurelia” direzione Viareggio – Massa e continuo per Sarzana, poi Aulla – Pontremoli sulla SS 62. Dopo 140 km sono sul Passo della Cisa. Proseguo sulla SS 62 fino a Fornovo di Taro e lì giro a sinistra per Noceto. Da quel punto seguo più le indicazioni stradali che la cartina (...non ho imparato tanto in topografia durante i miei studi!). Arrivato all’incrocio sulla SS 9 “Emilia”, imbocco direzione Fidenza e poi a destra per Busseto (visita alla casa di G. Verdi). Dopo 250 km arrivo a Cremona dagli zii. E’ la sera di ITALIA – Ucraina 3-0! Il viaggio inizia bene!
Cremona, una bella e tranquilla cittadina lombarda. Da visitare il Duomo, il museo Stradivari (famosissimo per i violini), salire sul Torrazzo e assaggiare il Torrone!
Parto sulla SS 10 direzione Mantova. Continuo sulla Statale direzione Padova. A Monselice prendo la SS 16 e poi l’autostrada direzione Venezia. Esco sulla tangenziale di Mestre. Di nuovo autostrada A4 direzione Trieste. Prima di uscire, mi fermo in autogrill per una piccola sosta e mangiare un panino (preparato dalla zia Pina che ringrazio!). Conosco 2 ragazzi che con i loro GS 1150 “full optional” stanno andando in Romania a fare off road. Riparto e dopo una mezz’ora, seguendo le indicazioni per il confine, entro in territorio sloveno dalla frontiera di Kozina. Con due colpi di gas lo attraverso e arrivo alla frontiera di Pasjak. Sono in Croazia: le coste frastagliatissime della Dalmazia fronteggiate da una miriade di isole grandi e piccole, fiumi, laghi, cascate, vegetazione rigogliosa e un mare meraviglioso mi aspettano! Accanto alla natura, i tesori artistici, segni dei popoli che vi sono insediati nel corso dei secoli, fra i quali emerge l’eredità culturale di Venezia e dell’impero asburgico. Continuo in direzione Opatija su SS 8 e poi per Rijeca. Arrivati in centro cerco un ufficio informazioni del turismo. Prendo una cartina della città e mi dirigo subito a trovare alloggio per la notte. L’Ostello della gioventù è un bel palazzo, vicino al centro, pulitissimo e il personale è molto gentile. L’unico inconveniente è che non c’è la possibilità di parcheggiare la moto all’interno, bisogna lasciarla in strada (OMLADINSKI HOSTEL – YOUTH HOSTEL RJIECA, Setaliste XIII. Divizije 23, tel: 051/406420 fax 051/406421, http://www.hfhs.hr/, rijeca@hfhs.hr. Letto in una stanza da 4 più tessera ostello colazione inclusa: 141 KN circa 20€). Da visitare a Fiume: il Convento domenicano di S. Girolamo, ex Palazzo del Municipio e Colonna dello stendardo, la Cattedrale di S. Vito, le rovine del castrum tardo antico, la Torre civica, l’Arco romano, ovvero la Porta vecchia, il museo marittimo e storico e quello dell’arte moderna e contemporanea.
Dopo una abbondante colazione parto sulla E65 “Magistrale Adriatica” direzione Zadar. Il paesaggio è magnifico. Il mare è leggermente increspato dato che la giornata è alquanto ventosa. A dir la verità fa anche freddo, infatti sono costretto a fare una sosta e indossare il sotto della tuta. Proseguo il mio viaggio e, dopo aver fatto rifornimento, scambiato qualche battuta con due coppie di motociclisti bergamaschi in giro per la Croazia, subito dopo il paese di Stanigrad Paklenica, una pattuglia della polizia mi ferma. Scambio due chiacchiere con il poliziotto che subito la situazione si fa seria. Mi chiama Mr. Dario e poi mi comunica in inglese che deve farmi un verbale per eccesso di velocità. Sono 500 KN (circa 70€) di multa! Se già al terzo giorno di viaggio inizio in questo modo, cosa succederà fino ad Istanbul? Rispondo di non avere quella somma di denaro a portata di mano e chiedo se è possibile chiudere un occhio. Il mio viaggio è ancora lunghissimo. Loro non ne vogliono sapere, ma dopo aver discusso non poco mi lasciano andare (il trucco c’è e non è quello di dare una mazzetta!). Saluto e ringrazio e dico a me stesso: “fortunato stavolta, ma fai attenzione in futuro!”. Supero Zadar, non dopo aver fatto una brevissima sosta. Una città sorta su uno stretto promontorio e quasi interamente circondata dalle acque. La città vecchia è visitabile solo a piedi, e questo fatto senza dubbio attira i turisti che amano ammirare in silenzio i suoi tesori artistici. Oltre alle vestigia romane (avanzi delle mura e di tre porte, il foro lastricato, circondato da portici con colonne e fiancheggiato da una basilica e dal Capitolium) notevoli sono la chiesa di San Donato, le chiese altomedievali di San Pietro e San Lorenzo e quella romanica di San Crisogono con pregevoli affreschi. La cattedrale di Sant’Anastasia conserva preziose opere pittoriche.
Dopo una guida divertente sulla E65 tra Biograd e Pakistane mi fermo su una bellissima spiagetta a fare un bagno rigenerante in un mare limpidissimo. Riprendo la corsa e dopo 40 km arrivo a Sibenik. Sono di passaggio, non ho tempo di visitare come si deve la città, mi concedo solo una rapida camminata per il centro storico che si apre in una delle più belle piazze della Dalmazia. Su di essa si affacciano da un lato la cattedrale gotica-rinascimentale di San Giacomo che conserva antichi arredi e sculture, e dall’altro la Loggia, ex municipio, a testimoniare i poteri religioso e civile. Il tutto è dominato dalla fortezza di Sant’Anna. Completo la visita del centro storico percorrendo le strade sulle quali prospettano pregevoli edifici borghesi e nobiliari in stile veneziano. Riprendo la mia compagna di viaggio e continuo sulla statale direzione Split incontrando panorami mozzafiato. Prestare attenzione in Croazia perché all’uscita delle città vi sono sempre e solo indicazioni per le autostrade (a pagamento!) e mai le strade statali, bellissime, piene di curve e…gratuite! Altri 60 km e arrivo a Trogir, una piccola località che conserva intatte le caratteristiche del borgo medievale. Da visitare il duomo di San Lorenzo che domina la piazza principale, il palazzo Cippico, l’imponente castello del Camerlengo ed il variopinto mercato presso la Porta di Terra. Ancora 25 km e sono a Split/Spalato. Fu l’imperatore Diocleziano a far costruire il palazzo dove si sarebbe ritirato dopo la sua abdicazione. Da buon soldato, egli volle che la sua dimora fosse costruita in base al rigido schema dell’accampamento romano. Il complesso occupava una superficie di 30.000 metri quadrati, ed era circondato per tre lati da una muraglia di 18 metri d’altezza e due di spessore, rinforzata da torri quadrate e ottagonali, mentre il lato meridionale si affacciava direttamente sul mare Adriatico. All’interno di questo imponente recinto si trovano, oltre al palazzo dell’imperatore, il tempio dedicato a Giove, le terme, il mausoleo dell’imperatore e altri edifici. Nei secoli il complesso perse le sue caratteristiche originarie. Il mausoleo divenne una cattedrale, il tempio di giove un battistero. Furono costruite chiese e palazzi dallo stile paleocroato al romanico, dal gotico fiorito al rinascimentale e al barocco. Oggi il centro è uno dei luoghi che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Decido di non fermarmi perché l’ho visitata altre volte, ma se non l’avete mai vista, allora sostare la notte diventa obbligatorio!
Continuo la mia guida sulla litoranea in un avvicendarsi di stupendi scenari fatti di enormi rocce a sinistra e un mare cristallino a destra che sprigiona un profumo di freschezza. La strada costiera mi fa scivolare verso Makarska, nota cittadina turistica (può essere definita: “La Rimini della Croazia”!). Arrivato sulla strada che porta in centro, incontro tantissime persone che mostrano cartelli con scritto: Apartmani o Sobe. Affittano stanze presso le proprie abitazioni. Mi fermo a chiedere se hanno una stanza per la notte, ma mi accorgo ben presto che è difficile trovare qualcuno che è disposto ad affittare una stanza per una persona per una notte. I prezzi, per chi accetta, variano da 20 a 40€. Un pochino troppo solo per una stanza! Ad un semaforo vedo una signora che ha in mano un cartello. Le chiedo se ha una camera per la notte. Dopo aver contrattato il prezzo (più ci si spinge ad est e più bisogna farlo!) la seguo fino a casa (Becca Mila – Slikoma Gojoko 36). Una stanza singola con 2 letti e il bagno (2mq!!) in comune con altre 3 stanze senza colazione: 100KN circa 14€, il miglior prezzo che ho trovato e soprattutto è stata l’unica persona disposta a darmi una stanza per una notte. Vado in centro. Il lungomare è pieno di turisti e nella pineta lungo la spiaggia ci sono tantissimi locali e venditori ambulanti. L’atmosfera è veramente carina. Si nota subito di essere in un posto turistico. Incontro al porticciolo le 2 coppie di motociclisti bergamaschi con cui avevo chiacchierato la mattina al distributore. Stanno aspettando il traghetto per Sumartin. Ceno con una pizza, una coca cola e un tiramisù (45KN circa 6,30) poi faccio un altro giro in centro e vado a dormire. Domani mi aspetta un bella giornata e ho voglia di fare una sosta a Mostar.
Faccio colazione in un bar del centro con un gelato dalle dimensioni immense e un caffè (32KN circa 5€) per poi riprendere il viaggio. Sono in un tratto che è tra i più belli di tutta la costiera da percorrere in moto. Intorno alle 12.00 sono alla frontiera di Metkovic. Avrei potuto continuare dritto per circa 100 km lungo la E65, una strada dove le scogliere scoscese si fanno emozionanti e sarei arrivato a Dubrovnik che è senz’altro una cittadina da visitare. La città ha un bellissimo centro storico con delle superbe mura, magnifiche chiese e panorami, ma avendola visitata diverse volte, decido di dirigermi direttamente alla frontiera. Sono in Bosnia Erzegovina, dove iniziano a vedersi i segni della cultura musulmana, mescolati a quelli della fede cattolica. Mi fermo qualche istante a Mostar. Sosto tra le rovine di palazzi distrutti durante la guerra, ma il centro completamente restaurato è molto animato, pieno di turisti e il famoso ponte Stari Most è stato ricostruito. Riprendo la strada E73 direzione Sarajevo. Guido in mezzo alle montagne della Erzegovina, costeggio il fiume Neretva, attraverso paesi quali Jablanica e Konjic. I segni della guerra sono evidentissimi: case completamente distrutte, palazzi ancora scheggiati dallo scoppio delle granate, decine e decine di cimiteri nel centro dei piccoli paesi. Il cielo nero di nuvole che non fanno ben sperare mi suggerisce di indossare la tuta antipioggia. Arrivo a Sarajevo sotto una pioggia fastidiosissima. Non so perché, ma sono emozionantissimo! Chiamo alcuni amici conosciuti durante la mia lunga permanenza in questa bellissima città. Ogni volta che metto piede a Sarajevo comincio a pensare alle sofferenze di tutte quelle persone che hanno vissuto per 4 anni sotto un continuo bombardamento. Ricordo ancora le immagini catastrofiche che si vedevano nei telegiornali. Purtroppo il tempo passa e gli uomini dimenticano facilmente non imparando molto dalle sofferenze altrui e provocano altri orrori.
Riesco a trovare una stanza dietro lo stadio Kosevo. E’ in collina. Otto notti al prezzo di 100 KM circa 50€. Condivido l’appartamento con Elvis, un ragazzo bosniaco che frequenta la Facoltà di veterinaria presso l’Università di Sarajevo. Mi accorgo che la lampadina degli anabbaglianti è fulminata. La trovo facilmente in un negozio di ricambi.
Per arrivare in centro città basta seguire la via principale (chiamata ai tempi della guerra: “via dei cecchini”. Era sempre vuota perché molto difficile da percorrere senza che un cecchino posizionato sugli alti palazzi o sulle colline circostanti non facesse fuoco). Questa via finisce alla biblioteca nazionale tra chiese cattoliche ed ortodosse, moschee e una sinagoga. Il centro storico (Bascarsija) è un suk musulmano. Molto caratteristico per i piccoli negozi di artigianato (lavorazione del rame e del legno) e gli infiniti forni dove mangiare “burek” (pasta sfoglia salata con carne), “cevapi” (polpettine di carne con pane azzimo e cipolla bianca cruda) e krompirusa (stessa pasta sfoglia del burek ma con patate). Il centro è sempre affollato dalla mattina fino a tarda notte. La gente di Sarajevo ha voglia di stare fuori, incontrarsi, dimenticare gli orrori della guerra e recuperare forse quel tempo perduto. Incontrerete durante la visita della città delle macchie rosse sulle strade e sui marciapiedi. Indicano dove sono esplose granate che hanno provocato vittime!
Monte Igman e Bjelasnica: Dal centro città seguire indicazioni Ilidza poi sulla E73 direzione Mostar. Appena usciti dalla città di Sarajevo, dopo 15 km, all’incrocio semaforico, svoltare a sinistra per Hadzici – Igman. Proseguire dritto e si sale lungo la bella strada sul monte Igman, protagonista delle olimpiadi invernali Sarajevo 1984 e purtroppo anche dell’assedio della città da parte dei Serbi.
Attenzione: non abbandonare mai la striscia di asfalto soprattutto nelle zone di montagna intorno alla città in quanto ancora sono presenti migliaia di mine.
09/07/2006: Sarajevo: finale Coppa del Mondo – Guardo la partita insieme ad altri italiani che lavorano presso l’ambasciata italiana di Sarajevo seduto in un bar di fronte al teatro comunale. Alla fine…è festa!
Saluto Elvis, consegno le chiavi al padrone di casa che mi augura buon viaggio (sreta put) e mi dirigo alla mia solita panetteria (pekara) dove acquisto qualche dolce (che sarà la mia colazione come è successo negli ultimi 7 giorni!) e qualche panino (per pranzo!). Esco dalla città e dopo pochissimi chilometri ecco entrare in Repubblica Srpska dove regna l’alfabeto cirillico.
Dopo appena 18 km dall’uscita di Sarajevo piego in direzione Romanija. Giunto a Podromanija seguo per Sokolac. Il paesaggio è meraviglioso, l’asfalto non è male, il terreno è leggermente montuoso, pieno di curve ed è una gioia guidare. Attenzione però, gli automobilisti e soprattutto i camionisti hanno l’abitudine di sorpassare in prossimità delle curve. Mi sono trovato più volte macchine in controsenso che avevano occupato la mia corsia! Arrivato a Vaslenica svolto a destra per il confine. Nell’abitato di Milici vedo l’indicazione di Srebenica, il mio cuore si “blocca”. Mi dice di andare a visitare quel posto diventato tristemente famoso per uno dei più tremendi e brutali eccidi della storia! La strada diventa sempre più sconnessa, fino a quando, l’asfalto lascia spazio a terra rossa e poi ghiaia. Penso di essermi perso! Fortuna che ci sono tantissimi poliziotti lungo la via. Oggi c’è una cerimonia di sepoltura di 505 vittime della guerra trovate in fosse comuni durante alcuni scavi. Arrivo in una cittadina silenziosa, completamente distrutta e quasi del tutto abbandonata: Srebenica. Cerco di immaginare che tragedia sia stata durante la guerra. Si stima che ci siano state circa 10.000 vittime in quel villaggio, ma ogni giorno si scoprono altre fosse comuni! Superato “l’abitato” di Srebenica, mi dirigo verso Bratunac. Purtroppo non si può passare perché è in corso la cerimonia di sepoltura delle vittime in un cimitero che riempe un’intera collina. Ci sono centinaia di pullman e macchine, migliaia di persone tra cui anche alcune autorità (Avv. Carla Del Ponte).
Un poliziotto mi fa passare da dentro il parcheggio dei VIP così sbuco dall’altra parte della strada e posso continuare il mio viaggio. Arrivato a Bratunac, al primo incrocio semaforico piego a sinistra e dopo altri 28 km a destra sulla SS19 (ci sono le indicazioni per Belgrado…anche se è scritto in cirillico!)
Continuo dritto fino a Zvornik. Faccio una sosta a fare rifornimento carburante e mangiare del burek. Riprendo il viaggio e supero Razluk e Sepak ed ecco spuntare la frontiera. Devo eliminare davanti ai poliziotti la foto ricordo fatta pochi istanti prima, così mi timbrano il passaporto e mi lasciano passare. Attraverso un lungo ponte ed eccomi alla frontiera serba. La polizia di frontiera mi fa aspettare sotto un sole cocente e dopo un accurato controllo (numero del telaio della moto) finalmente posso passare. Svolto immediatamente a sinistra verso Loznica – Sabac, attraverso villaggi che mi portano indietro nel tempo (50 anni fa!). Sono deserti. Ma dove saranno tutti? Case fatiscenti, carretti trainati da muli o cavalli, piccoli e vecchi trattori. Al mio passaggio, quelle poche persone ferme ai bar o sull’uscio di casa mi guardano come se fossi un marziano. In effetti, non ho trovato neanche un motociclista straniero sino ad ora e le poche “moto locali” sono un pochino retrodatate! La strada è percorribile ma non a elevate velocità. Vi è la presenza di diverse buche e breccia. Le macchine che vedo parcheggiate sui viali sono quelle tipiche dell’Europa dell’est, quelle, ad intenderci, del vecchio blocco sovietico. Fa caldo! Percorro la S19 e arrivo a Sabac. Continuo in direzione Obrenovac – Belgrado. E’ un viaggio nel passato! Avrei potuto prendere l’autostrada, ma non si arriva fino qui per dare gas alla motocicletta e perdere così quegli odori della terra e quei magnifici paesaggi della vita quotidiana delle persone della Serbia popolare. Costeggio il fiume Sava e dopo 85 km eccomi a Belgrado.
Mi da subito l’impressione di una città molto viva. Arrivo in centro e fortunatamente un passante che parla italiano si avvicina e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Dopo avermi spiegato la strada, un motociclista del posto (Mijan), con la sua moto si offre di accompagnarmi fino all’ostello. Il primo ostello è pieno, così il proprietario mi indica lo Sleepwell Hostel - Zmaj Jovina, n. 7, in pieno centro in una zona pedonale. La stanza è composta da tre letti, è pulita e c’è in comune una sala tv, cucina, bagno e la possibilità di utilizzare internet (2 notti: 2200 Dinari circa 26€).
La sera esco con Mijan ed altri amici. Andiamo in Strahinjca Bana St., un quartiere pieno di locali notturni e bella gente e poi in disco ai battelli (Park prijateljstva). A notte fonda sono a letto..che stanchezza! La vita notturna merita un’uscita, non importa quale giorno della settimana. C’è sempre gente, anche se il venerdì e sabato sono i giorni più pieni.
Belgrado è una città moderna ed europea. Kalamegdan, sopra il centro antico, è il forte cittadino teatro delle passeggiate dei belgradesi. Stari Grad è la parte più antica dove visitare i musei, in particolare il museo nazionale. Una passeggiata lungo Knez Mihailova fino alla piazza della Repubblica, poi quella Terazije e da lì iniziano 2 grosse strade: Kralja Milana dove sorgono il Parlamento della Repubblica Serba, il municipio, il palazzo presidenziale e centinaia di negozi e Bulevar Kralja Aleksandra per ammirare il Parlamento Federale, la chiesa di St. Mark e la piazza Nikole Pasica.
Dopo aver sistemato i bagagli parto seguendo il Boulevard Oslobodenja direzione Nis. Entro in autostrada A1-E75. Viaggio tranquillo, l’asfalto è ottimo. Ci sono tante indicazioni per diversi monasteri, ma decido di arrivare al più presto a Sofia. Arrivato a Nis imbocco la E80 che si snoda lungo il fiume Nisavana. E’ un disastro! Ci sono infiniti lavori al manto stradale che è stato completamente assente. Mangio tanta polvere sollevata da decine di tir e devo anche fare carburante. Mi fermo ad una specie di piazzola dove incontro una coppia (Alessandro e Vania) di Monastier (Treviso) che stanno andando in Grecia con la loro Drag Star 650 caricata come un mulo. Decidiamo di proseguire insieme. Neanche il tempo di inserire la marcia più alta che inizia a piovere sempre più forte. Indossiamo la tuta antipioggia e ripartiamo sotto l’acqua. Io continuo a preoccuparmi per il carburante. Macino chilometri ma di stazioni di servizio neanche l’ombra. All’improvviso vedo un cartello che indica “fuel – 7km”. Le strade con Ale e Vania si dividono, ma non per molto. Percorro una via disastrosa. Prendo tante buche ma spero di non rompere nulla, altrimenti son problemi! Faccio benzina e arrivo al centro di Pirot. Trovo una paninoteca dove consumo il mio pranzo (un panino molto buono con una specie di frittata alle verdure e una coca). Riprendo la corsa e dopo neanche 30 km sono in frontiera. Nel frattempo avevo rimosso e poi indossato nuovamente l’antipioggia. Questo tempo che cambia all’improvviso!
Attraverso con la moto una buca piena di liquido disinfettante. In frontiera bulgara mi controllano il passaporto, registrano il mezzo sul loro data base e successivamente avviene il controllo doganale. Mi lasciano passare senza alcun problema. Appena fuori dalla frontiera incontro nuovamente i miei “amici di viaggio” (Ale e Vania). Continuiamo insieme fino a Sofia. Le strade sono “rattoppate”, si trovano immensi crateri all’improvviso: fare attenzione!
Arrivo a Sofia. La prima impressione è quella di una brutta città. Palazzoni fatiscenti, strade rovinate, venditori ambulanti sui marciapiedi a vendere poche mercanzie. Percorro Europa Boulevard e arrivo in centro. Trovo un ufficio informazioni turistiche e chiedo una cartina della città. Mi reco in un ostello che avevo trovato su internet durante la pianificazione del viaggio. (TS Hostel – Tzar Simeon str. 63 – traversa di Maria Lousia blvd.- posto letto in stanza da quattro con bagno in comune sul piano 9€ a notte). Parcheggio la moto all’interno del palazzo (la reception è aperta 24 ore su 24, quindi la moto è al sicuro!) e dopo aver fatto una bella doccia esco e percorro boulevard Maria Luisa fino a Vitosha Blvd. Sono in centro. C’è una nettissima differenza tra il centro città e la periferia. Torno in ostello che sono, al mio orologio, le 23,30. Mi accorgerò il giorno seguente che avrei dovuto spostare la lancetta un’ora in avanti!
Sofia ha delle origini antichissime e una storia tormentata. Ora è una città moderna, vivace e ha un’intensa vita culturale. Da visitare la cattedrale Alexander Nevsky che fu costruita in onore dello Zar russo Alexander II “lo Zar liberatore” che liberò la Bulgaria dalla dominazione turca. L’architetto russo Pomerantsev costruì la cattedrale in un tipico stile neo-bizantino, stile che era molto di moda nella Russia del 19° secolo. I marmi posti all’entrata provengono da Siena e Massa. Il centro della parte est è dominato oltre che dalla cattedrale, dalla Statua di Sofia alta 24 metri eretta nel gennaio 2001, ma anche dai palazzi governativi in stile stalinista (il Parlamento, il Palazzo dei Ministri, la Presidenza e la Banca Nazionale). Una visita obbligatoria alla chiesa Boyana, uno dei più significativi monumenti storici della capitale bulgara datata 13° secolo e dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Una visita la merita anche la chiesa russa di St. Nikolai, quella di St. Petka Samardzhiiska, St. Sofia e St. George e per i patiti di calcio una passeggiata nel parco Borisova Gradina dove vi sono il nuovo e il vecchio stadio dello Levski Sofia.
Sofia è piena di erotic bars, discoteche e servizi escort…non si sa mai!
Saluto il personale dell’ostello (fino ad ora tutte le persone che ho incontrato sono state sempre gentilissime e hanno voluto parlare del mio viaggio in moto) e mi dirigo in centro a scattare le ultime foto e poi lungo Tsarigradsko Shosse Blvd seguo le indicazioni che mi portano sulla A1 verso Plovdiv. Mi fermo in periferia e trovo una panetteria. Tutti mi guardano stupiti. Compro diversi dolci e tipi di pane e riparto ma devo trovare un ufficio postale per inviare le cartoline. A Plovdiv finisce “l’autostrada”. Continuo sulla E85. Anche qui, come in Serbia, trovo sulle strade decine e decine di carretti trainati da muli e cavalli. Attraverso paesi dove l’unico centro di ritrovo per la gente del luogo è un vecchio bar sulla strada principale (ed unica!). Arrivo a Svilengrad, ultimo paese prima della frontiera con la Turchia. Riesco a trovare, con molta fatica, un ufficio postale e compro i francobolli che mi costano di più rispetto al prezzo stampato... sarà che forse sono straniero?! Pochi chilometri ancora e sono alla frontiera. Nessun problema per quella bulgara mentre in quella turca i controlli dei documenti, l’apposizione del visto (10€), la registrazione del mezzo sul passaporto mi fanno perdere più di un’ora. E poi, è il giorno dopo la sentenza di “Moggiopoli” e tutti i poliziotti turchi mi chiedono della Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio. Conoscono benissimo il nostro calcio. Chissà cosa avranno pensato alla sentenza di 2° grado?! “I soliti italiani!” Meno male che ci salviamo con la Nazionale Campione del Mondo.
Uscito dalla frontiera prendo la magnifica autostrada a tre corsie E8 direzione Edirne. Non si vede alcuna macchina e neanche un distributore di benzina. Consiglio di fare rifornimento in Bulgaria per due motivi: assenza di distributori in autostrada fino a Istanbul, la benzina costa molto meno che in Turchia! Sono emozionantissimo. Sto per arrivare alla mia agognata meta, quella immaginata da mesi, sognata durante le notti prima della partenza, sospirata durante i momenti di stanchezza e difficoltà.
Inizia a piovere. Indosso la tuta antipioggia. Più mi avvicino a Istanbul, più il traffico si fa intenso sino a quando a circa 30 km dalla metropoli il traffico si fa spaventoso. Sorpassi da destra, sinistra, cambi di direzione improvvisi senza l’utilizzo delle frecce, soste a bordo strada, infinite strombazzate di clacson…
Avevo letto della guida un pochino spericolata dei turchi! Allora ho deciso anch’io di adeguarmi alla situazione mettendo in pratica le mie capacità di guida apprese nel sud Italia. Mi son trovato benissimo e a chi si lamenta della guida dei turchi dico: “che tornasse ad una scuola guida, ma non in un paesetto al confine svizzero!”.
Comincio a pensare che sarà molto difficile arrivare in centro. Non so assolutamente niente e soprattutto non ho neanche una cartina della città. Chiedo informazioni ad alcune persone ferme a bordo strada e mi danno indicazioni in turco, a me incomprensibili, per raggiungere la moschea blu. Consiglio di chiedere più informazioni per lo stessa destinazione. Le indicazioni cambiano da persona a persona!
Riesco a raggiungere il centro di Sultanahmed. Trovo un ufficio turistico e mi faccio dare una mappa della città. Vado subito alla ricerca di un ostello. Alle spalle della Moschea Blu vi è via Akbiyik che è piena di ostelli e alberghi molto economici. Sono in mezzo alla strada che si fanno incontro diverse persone che mi dicono di entrare nel loro ostello. Contratto il prezzo e il posto letto è trovato (Sydney Hostel – Akbiyik Cad. Cankurtaran Mah. 42 – Sultanahmet – tel. +90 212 518 66 71. I prezzi non sono fissi. Devono essere contrattati. Posto letto in stanza da 8 colazione inclusa: il prezzo varia da 7 a 10 € a secondo della bravura del cliente).
Il tempo di fare una doccia, sistemare i bagagli e sono subito a fare un giro per il centro. Visito la moschea Sultanahmet chiamata moschea Blu, situata vicinissimo all’ostello, la basilica di Santa Sofia e il parco intorno al palazzo Topkapi, da dove si osserva un magnifico panorama della città, del Bosforo con un andirivieni continuo di petroliere e navi mercantili, del Corno d’Oro e del ponte che collega i due continenti: Europa ed Asia!
Un piede in Asia e l’altro in Europa, Istanbul è situata a cavallo di due continenti. Nel cuore della città, lo stretto del Bosforo riunisce il Mar Nero, il Mar di Marmara ed il Corno d’Oro.
Avendo solo due giorni per la visita della città, decido di fare un tour organizzato della durata di 10 ore (pranzo incluso). Alle 9 sono davanti l’agenzia turistica dove conosco i miei amici di giornata: una coppia canadese. Siamo solo in tre. Pochi minuti e arriva la nostra guida. Saliamo su un pulmino con aria condizionata (ci voleva!) e andiamo a visitare il palazzo di Dolmabahce costruito nella metà del XIX secolo dal sultano Abdulmecit I, che si estende lungo la riva europea del Bosforo. L’immensa sala ricevimenti con le sue 56 colonne ed il suo enorme lampadario di 4 tonnellate e mezza con 750 luci, affascina sempre i visitatori. Continuiamo nel centro di Galatasaray dove visitiamo l’hotel Imperial famoso in quanto i passeggeri dell’Orient Express facevano sosta proprio qui. La stanza n. 224 era quella di Agatha Christie. La visita continua alla torre di Galata, costruzione genovese del 1348, che si eleva a 62 m. dal suolo. Dall’alto, il panorama sul Corno d’Oro ed il Bosforo è straordinario. A piedi ci dirigiamo nel quartiere di Beyoglu dove visitiamo il Cicek-Pasaji, una bella galleria piena di ristoranti dove fermarsi a gustare le specialità gastronomiche, soprattutto quelle di pesce accompagnate da un “raki”, liquore forte ed aromatizzato all’anice. E’ tempo di pranzare così torniamo verso l’agenzia dove mangiamo in un ristorantino familiare. Zuppa, carne, insalata e infine il solito thè.
Riprende il tour sempre a bordo del pulmino verso le Mura che si estendono su 7 km, dal mar di Marmara al Corno d’Oro. Queste mura erette durante il regno dell’imperatore Teodosio II (V sec.), sono state restaurate parecchie volte e fanno parte del patrimonio culturale mondiale censito dall’UNESCO. Arriviamo alla moschea di Eyup, che si trova all’esterno delle mura della città vecchia, vicino al Corno d’Oro, nel posto ove si suppone che Eyup, il porta – stendardi del profeta Maometto, sia stato ucciso durante l’assalto di Istanbul nel 670. Prima moschea costruita dopo la conquista ottomana della città, è un luogo di pellegrinaggio venerato e frequentato da numerosissimi fedeli che sperano che i loro desideri vengano esauditi. Nelle vicinanze, in cima alla collina, vi è il caffè Pier Loti che è un posto meraviglioso per godere della tranquillità di questi luoghi. Prendiamo la cabinovia che ci porta dalla cima della collina sulla riva del Corno d’Oro dove ci imbarchiamo su un piccolo battello. Ha inizio la nostra indimenticabile “crociera”. In un soggiorno ad Istanbul è “obbligatorio” fare un’escursione sul Bosforo, questo stretto sinuoso che separa l’Europa dall’Asia. Le sue rive offrono un miscuglio di passato e di presente, di splendore grandioso e di bellezze naturali. E’ impressionante vedere la città “dall’acqua”! Gli alberghi moderni si elevano accanto agli Yali (ville di legno in riva al mare), i palazzi di marmo bianco accanto alle rudi fortezze di pietra, le abitazioni eleganti accanto ai piccoli villaggi di pescatori, ed in mezzo a tutto si vedono spuntare gli infiniti minareti. Passiamo sotto il ponte del Bosforo, uno dei più grandi ponti sospesi del mondo. E’ emozionante! La nostra traghettata lungo la costa asiatica e quella europea è al termine. Una giornata davvero interessante. Ceno presso il Margherite Restaurant di Muzaffer Dede (Akbiyik Cad 42/1 – Sultanahmet) che si trova sotto l’ostello. Muzzafer, Victor per gli amici, è un ragazzo appassionatissimo di moto e vorrebbe fare un viaggio fino in Svizzera attraversando anche lui i Balcani come ho fatto io. Abbiamo parlato tutta la sera su come organizzare il viaggio, cosa portarsi dietro, dove trovare le informazioni sui documenti necessari, ecc. bevendo thè e fumando il narghilè. Le sensazioni che si provano in questi momenti sono quelli di libertà, di amicizia e di solidarietà. E mia madre che mi chiedeva prima del viaggio: “Perché fai sempre questi lunghi viaggi da solo?” Io le ho risposto: “Io ho bisogno di vedere il mondo, non solo una parte, ho bisogno di incontrare nuove persone, diverse da noi, con le quali confrontarmi, scambiare opinioni. Non preoccuparti, non sarò mai solo”. Sono le serate come queste, belle ed indimenticabili, che ti fanno apprezzare il viaggio e ti fanno dimenticare le tante difficoltà.
Faccio colazione a base di pomodori, cetrioli, uova lesse e pane e poi inizio il mio tour con l’aiuto della mappa. Entro nel palazzo Topkapi che sorge su un promontorio ove confluiscono il Bosforo, il Corno d’Oro ed il Mar di Marmara. E’ un labirinto di costruzioni ed era il centro del potere dell’Impero Ottomano tra il XV ed il XIX secolo. In questo ricco ambiente i sultani e le loro corti vivevano e governavano. Il primo cortile racchiude un magico giardino boscoso. Sulla destra del secondo cortile, ombreggiate da cipressi e platani, le cucine del Palazzo custodiscono oggi le collezioni imperiali di cristallo, d’argento e di porcellane cinesi. Sulla sinistra l’Harem, quartiere separato delle mogli, delle concubine e dei figli del sultano. Il terzo cortile contiene la Sala d’Udienza, la Biblioteca di Ahmet III, una esposizione di costumi imperiali dei Sultani e delle loro famiglie, i famosi gioielli del Tesoro ed una inestimabile collezione di miniature di manoscritti medievali. In questo “Santo dei Santi”, il padiglione del Mantello Sacro conserva le reliquie del Profeta Maometto, riportate ad Istanbul quando gli Ottomani assunsero il califfato dell’Islam.
La visita continua oltre che a Santa Sofia e alla moschea Blu, alla moschea imperiale di Fatih, costruita tra il 1463 e 1470 e che porta il nome del conquistatore ottomano di Istanbul: Fatih Sultan Mehmet, di cui custodisce il mausoleo. Si erge su un’altra collina della città. Mi dirigo ad un’altra moschea, quella imperiale di Suleymaniye. Le cupole e i quattro minareti slanciati dominano l’orizzonte della riva ovest del Corno d’Oro. Edificata tra il 1550 e 1557 da Sinan, celebre architetto dell’età d’oro ottomana, è considerata come la più bella di tutte le moschee imperiali di Istanbul. Dopo una breve visita della torre Beyazit, alta 85 m, che è stata costruita nel 1828 da Mahmut II come torre per l’avvistamento degli incendi ed oggi si eleva sul campus dell’Università, ecco finalmente entrare nel Gran Bazar di Kapali Carsi. E’ un labirinto di strade e passaggi che ospita più di 4.000 negozi, i cui nomi ricordano l’epoca ove ogni mestiere aveva il suo quartiere: via degli Orefici, via dei Mercanti di tappeti, via dei fabbricanti di papaline. Questo bazar rimane ancora oggi il centro commerciale della città vecchia, conveniente a tutte le tasche e a tutti i gusti. L’artigianato turco propone un insieme di incantevoli regali e souvenirs: celebri tappeti, splendide ceramiche dipinte a mano, oggetti di rame e di ottone, pipe di schiuma di mare e gioielli d’oro che abbagliano i passanti. Esco dal bazar che è quasi tramonto, mi fermo sulle rive del Bosforo per ammirare la luce rosseggiante che si riflette sulle finestre delle case di fronte e capisco perché gli uomini hanno scelto secoli fa questo incantevole luogo. In questi momenti Istanbul è indubbiamente una delle più splendide città del mondo.
Dopo aver salutato calorosamente gli amici conosciuti durante la mia permanenza, parto. Penso di uscire dalla città in modo molto semplice, seguendo le indicazioni per l’aeroporto, invece mi perdo nel caos del traffico e sbaglio completamente direzione. Allungo solo di 70 km! Finalmente, dopo aver chiesto conferma ad un tassista, imbocco la strada giusta. Direzione aeroporto e poi Edirne – Tekirdag – Ipsala. Nel percorrere i 100 km fino a Tekirdag vengo fermato dalla polizia ben 4 volte. Tutte le volte controllano il libretto di circolazione, il passaporto e la patente. In modo spedito arrivo in frontiera con la Grecia. Il passaggio avviene senza grossi problemi. Prendo l’autostrada E90 ed esco dopo circa 190 km ad Asprovalta dove Ale e Vania (la coppia di motociclisti conosciuta tra la Serbia e la Bulgaria) mi aspettavano. Ci incontriamo e ci raccontiamo i nostri viaggi. Ceno e pernotto da loro. Veramente gentili..grazie!
Dopo aver ricevuto le migliaia di informazioni sulla strada da seguire da parte del Sig. Angelo Vazzoler, padre di Ale, per arrivare alle Meteore, luogo che mi hanno vivamente consigliato di visitare (e avevano ragione!), accendo il motore. Prendo la S2 direzione Thessaloniki, in quanto l’autostrada è in fase di completamento, e guido ammirando un paesaggio meraviglioso lungo il lago Limni Volvi prima, e il lago Koronia poi. Arrivo all’entrata di Thessaloniki e seguo per l’autostrada E90 direzione Athina (Atene). L’autostrada è a pagamento, ma non per le moto! Anche in Bulgaria non ho dovuto comprare la “vignette”, una specie di bollino per utilizzare le autostrade. Vale solo per i motori con 4 o più ruote! (Possibile che solo in Italia una moto paga come un tir con rimorchio senza avere alcun servizio e con le strade che sono peggiori di quelle che ho percorso fino ad ora?). Arrivo a Larissa ed esco alla quarta ed ultima uscita della città. 60 km sulla E92 e sono a Trikala. Mi fermo a mangiare un panino in uno dei tanti venditori ambulanti che si trovano lungo queste strade. Non ho grossa scelta: panino con salsiccia e patatine! Continuo sulla E92 fino a Kalampaka da dove si inizia ad ammirare lo stupendo panorama delle Meteore. C’è una strada che porta in cima a queste strane montagne sulle quali, nel passato, i monaci ha costruito diversi monasteri, del tutto ristrutturati, che si affacciano a picco sulla valle. La guida è divertentissima anche se bisogna fare attenzione ai tanti bus di turisti che arrivano da ogni parte del mondo per ammirare queste bellezze naturali. Acquisto qualche souvenirs e subito riparto dando gas in modo da arrivare in serata a Igoumenitsa e cercare di imbarcarmi. La strada è sempre la E92 direzione Ionnina. E’ una strada di montagna, piena di curve e paesaggi che lasciano senza respiro. Sarebbe da fare con tranquillità, ma io non ho tempo e sono in sella alla mia motocicletta da 600km, la maggior parte su strade statali, e non so a che ora partiranno i traghetti per l’Italia. Alle 20 sono a Igoumenitsa. Un traghetto per Brindisi parte alle 24.30 perché in ritardo. Il tempo di mangiare un gelato, ripensare a questo magnifico ed indimenticabile viaggio con la mia inseparabile moto che vedo attraccare il traghetto. Mi imbarco e mi sistemo su un divano. Quando aprirò gli occhi il giorno seguente mi accorgerò di essere tornato in Italia, ma i giorni passati non sono stati un sogno… è stato tutto realtà! Dopo un’ora ero a casa dove i miei genitori mi aspettavano ansiosi! Il mio viaggio in giro per i Balcani è terminato ma non le mie vacanze che continuano per altri 8 giorni sulle magnifiche ed incantevoli spiagge del Salento prima del mio rientro “sotto la Torre”!
Un viaggio, tante emozioni, tanti sogni, tanto divertimento… insomma, un altro ricordo da custodire per sempre nel mio cuore!
Bloc notes – Informazioni utili
Mangiare: in tutti i Paesi attraversati è sempre stato possibile trovare un piccolo ristorante che proponeva menu locali a base di carne o pesce a prezzi abbordabilissimi. In Bosnia Erzegovina assaggiare il burek e i cevapi.
Dormire: Nessun problema per trovare alloggio. Ho dormito presso ostelli e stanze private a prezzi veramente convenienti.
Cartine geografiche: Atlante stradale dell’Istituto Geografico DeAgostini “Viaggia l’Europa” 1:800.000 (Croazia, Slovenia, Grecia, Bosnia - Erzegovina, Serbia e Montenegro, Albania, Macedonia, Bulgaria, Romania)
Croazia:
Documenti: carta di identità o passaporto
Carburante: benzina verde 95 ottani: 7,3 HRK/lt
Moneta: kuna (1€ = 7,26 HRK circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – altre strade 90km/h – superstrada 110km/h – autostrade 130km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
Mangiare: in tutti i Paesi attraversati è sempre stato possibile trovare un piccolo ristorante che proponeva menu locali a base di carne o pesce a prezzi abbordabilissimi. In Bosnia Erzegovina assaggiare il burek e i cevapi.
Dormire: Nessun problema per trovare alloggio. Ho dormito presso ostelli e stanze private a prezzi veramente convenienti.
Cartine geografiche: Atlante stradale dell’Istituto Geografico DeAgostini “Viaggia l’Europa” 1:800.000 (Croazia, Slovenia, Grecia, Bosnia - Erzegovina, Serbia e Montenegro, Albania, Macedonia, Bulgaria, Romania)
Croazia:
Documenti: carta di identità o passaporto
Carburante: benzina verde 95 ottani: 7,3 HRK/lt
Moneta: kuna (1€ = 7,26 HRK circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – altre strade 90km/h – superstrada 110km/h – autostrade 130km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
Bosnia – Erzegovina:
Documenti personali/moto: passaporto, Carta Verde (assicurarsi che la casella relativa a questo Paese sia barrata)
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,98 KM/lt
Moneta: marco convertibile (1€ = 1,9558KM) – cambio fisso
Limiti di velocità: città 50 km/h – altre strade 80 km/h – superstrada 120 km/h – autostrade ? km/h (io non ne ho viste!!).
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
Documenti personali/moto: passaporto, Carta Verde (assicurarsi che la casella relativa a questo Paese sia barrata)
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,98 KM/lt
Moneta: marco convertibile (1€ = 1,9558KM) – cambio fisso
Limiti di velocità: città 50 km/h – altre strade 80 km/h – superstrada 120 km/h – autostrade ? km/h (io non ne ho viste!!).
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
Serbia:
Documenti personali/moto: passaporto – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 89 YUN/lt
Moneta: dinaro (1€ = 87,48 CSD circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – altre strade 80km/h – superstrada 100km/h – autostrade 120km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
La “Carta Verde” è riconosciuta in tutto il territorio della Serbia e Montenegro, ma non in Kosovo. Le autorità in frontiera attribuiscono grande importanza al timbro di ingresso che viene apposto sul passaporto all’arrivo, in assenza del quale si potrebbe venire accusati di immigrazione clandestina.
Documenti personali/moto: passaporto – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 89 YUN/lt
Moneta: dinaro (1€ = 87,48 CSD circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – altre strade 80km/h – superstrada 100km/h – autostrade 120km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
La “Carta Verde” è riconosciuta in tutto il territorio della Serbia e Montenegro, ma non in Kosovo. Le autorità in frontiera attribuiscono grande importanza al timbro di ingresso che viene apposto sul passaporto all’arrivo, in assenza del quale si potrebbe venire accusati di immigrazione clandestina.
Bulgaria:
Documenti personali/moto: passaporto che abbia almeno 6 mesi di validità residua al momento dell’entrata nel Paese – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,89 BGN/lt
Moneta: nuovo leva (1€ = 1,95 BGN circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h - autostrade 100km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
Dal 1° gennaio 2007 la Bulgaria entrerà a far parte della UE.
Per circolare in autostrada i veicoli devono essere muniti del contrassegno (Vignette), ciò non vale per le motociclette!
Documenti personali/moto: passaporto che abbia almeno 6 mesi di validità residua al momento dell’entrata nel Paese – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,89 BGN/lt
Moneta: nuovo leva (1€ = 1,95 BGN circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h - autostrade 100km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
Dal 1° gennaio 2007 la Bulgaria entrerà a far parte della UE.
Per circolare in autostrada i veicoli devono essere muniti del contrassegno (Vignette), ciò non vale per le motociclette!
Turchia:
Documenti: passaporto e visto (10€) da pagare in frontiera – Carta Verde e registrazione del mezzo sul passaporto.
Carburante: benzina verde 95ottani: 3,10 YTL/lt (costa più che in Italia!)
Moneta: Nuova Lira Turca (1€ = 1,98YTL circa) – Accettano l’euro ovunque, ma attenzione al cambio praticato!
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 70km/h - autostrade 80km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
Documenti: passaporto e visto (10€) da pagare in frontiera – Carta Verde e registrazione del mezzo sul passaporto.
Carburante: benzina verde 95ottani: 3,10 YTL/lt (costa più che in Italia!)
Moneta: Nuova Lira Turca (1€ = 1,98YTL circa) – Accettano l’euro ovunque, ma attenzione al cambio praticato!
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 70km/h - autostrade 80km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
Grecia:
Documenti: carta di identità – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,15 €/lt
Moneta: Euro
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h – autostrade 130km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
La patente italiana è valida in tutti i Paesi.
VARIE: Per godere appieno del mare croato e quello greco, visitare con più tranquillità le capitali e magari arrivare sul mar Nero per trascorrere qualche giorno, occorrono circa 4 settimane (escluso il periodo sulle belle spiagge salentine!). Se ci si accontenta di una visita veloce dei luoghi allora bastano 2 settimane.
Special thanks:
Documenti: carta di identità – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,15 €/lt
Moneta: Euro
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h – autostrade 130km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
La patente italiana è valida in tutti i Paesi.
VARIE: Per godere appieno del mare croato e quello greco, visitare con più tranquillità le capitali e magari arrivare sul mar Nero per trascorrere qualche giorno, occorrono circa 4 settimane (escluso il periodo sulle belle spiagge salentine!). Se ci si accontenta di una visita veloce dei luoghi allora bastano 2 settimane.
Special thanks:
“G.C. Officina Moto”: Gabriele ed Alessandro che mi ha seguito per la formazione in ambito meccanico e tecnico nell'intento di prepararmi ad intervenire sulla moto durante il viaggio anche in condizioni di guasto improvviso;
Ing. Ferrino per il forte sconto praticato per l’acquisto di materiale outdoor e la Sig.ra Savoretto per la velocità con la quale ha evaso l’ordine e la sua disponibilità e professionalità;
Giuseppe e Pierpaolo, i miei fratelli, che mi hanno sempre tenuto aggiornato sulle condizioni meteo e sui principali avvenimenti in Italia e nei Paesi attraversati.
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